Università bandita: Walk of shame


Quando finisci il liceo i sentimenti che affollano la tua testa sono proiettati tutti verso un futuro nebuloso. I tuoi insegnanti delle superiori ti parlano dell’ Università, del mondo del lavoro, di questa scelta importantissima che dovrai fare e che volente o nolente condizionerà moltissime cose della tua breve vita.


Così ci pensi, trascorri l’estate tra una festa per il diploma e i vademecum delle più disparate università d’Italia e non.
Stai lì fino all’arrivo del tanto atteso settembre, il mese dei mesi, quello dei buoni propositi, il mese che ha quell’aria da lunedì dei lunedì con tutta la carellata di buoni proposti un po’ grevi che non riescono a dismettere nonostante il clima ancora da vacanze e la tua giovanissima età.

Nessuno riusciva a sottrarsi del tutto alla malia della fine della giovinezza e l’inizio dell’età adulta. Neanche io.
Da sempre scevra di ansie di qualsiasi tipo.
La grande scelta, la tua e solo tua.

Ti iscrivi in Lettere mentre tua nonna ti vuole medico e tuo padre avvocato. Ma ci hai pensato su e ti senti anche un po’ un’eroina moderna per aver compiuto una scelta totalmente fuori mercato e lo sai che probabilmente starai lì a raccogliere le briciole per un po’ mentre i tuoi amici ingegneri compreranno la macchina e prenoteranno vacanze ad Ibiza.


Ma tu hai scelto: Lettere. Per la vita.
Studi i classici, vai a lezione, fai amicizia. L’università diventa un mondo da esplorare, conoscere, indagare.
Passi sotto il torchio di 42 professori tra triennale e specialistica. I tuoi diciotto anni sono passati da un pezzo e questo mondo che hai amato diventa un posto terribile da cui vuoi uscire il più in fretta possibile.
Perché?

Ti rendi conto che le logiche interne sono tutte volte al massacro, i professori sembrano cani a tre teste pronti a sbranarti con domande assurde tirate fuori dal loro becero taccuino. Ti rendi conto di essere un numero che vaga per un corridoio infinito e arriva sempre per ultimo, nonostante gli sforzi, i sacrifici, il tempo perduto.

Un numerino insignificante che verrà scavalcato dai tirapiedi di professione o peggio “dal figlio di”,il sapere trasmesso “iure sanguinis” e ben presto ti ripeterai a mente che la meritocrazia non esiste e che a nulla varranno gli sforzi.

“Università bandita”, hanno chiamato così un’operazione che coinvolge il rettore dell’Università di Catania e 9 professori.
Sono ritenuti tutti, a vario titolo responsabili, dei reati di associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta ed altro.
È cominciata la walk of shame e spero non si interrompa, che scardini questo sistema vergognoso.

La scuola, l’università devono infondere l’amore per la ricerca della verità e di ciò che è giusto, se la cultura si lascia imbrigliare dai delinquenti abbiamo perso, abbiamo perso tutti.

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