Sicilia fantascientifica: un paio di curiosità letterarie


La fantasia è una delle componenti essenziali di ogni narrazione. La narrativa fantastica è però molto vasta e articolata.

Diversi sono infatti i sottogeneri, la fantascienza ad esempio in cui l’elemento fantastico si unisce a quello tecnologico e l’ambientazione è incastonata in un futuro più o meno lontano da noi.

Un tema “prefantascientifico” ricorrente è di certo il viaggio sulla Luna o verso galassie inesplorate. Ma la fantascienza come genere narrativo riesce a farsi spazio solo nella seconda metà dell’Ottocento con le opere di Jules Verne.

La Sicilia è già presente nel suo “Viaggio al centro della terra” ma anche nelle fantastiche “Avventure di Hector Servadac”. Non è però solo il padre della narrativa fantascientifica ad ambientare i suoi romanzi sull’isola.

Luigi Capuana, infatti, catanese per natali scrive “Nell’isola degli automi” una raccolta di racconti fantastici per ragazzi tutti ambientati in luoghi esotici e immaginari che fanno riferimento all’isola.

Racconta così, attraverso i suoi personaggi, i cambiamenti tecnologici, le nuove macchine e i primi robot.

Capuana è in realtà più conosciuto per essere stato uno dei più importanti importatori della poetica naturalista in Italia. Ma lo scopriamo sperimentatore legato, per lo più, al fascino di discipline scientifiche con una spiccata predilezione per ciò che, ai tempi, veniva definito occulto.

In Italia però per parlare di fantascienza bisognerà aspettare il 1952 quando verrà pubblicato “Scienza fantastica, avventura nello spazio, tempo e dimensione” e il lancio della collana “Urania” da parte di Mondadori.

Quasi avveneristico!

Nella letteratura italiana del secondo Ottocento sono da contarsi sulle dita di una mano i romanzi con ambientazione artificiale.

Nel Novecento però è un altro siciliano a sorprenderci, Luigi Pirandello, che nella sua opera teatrale “La Nuova colonia” tenta di indagare le conseguenze dell’utopia socio-politica di costruire un nuovo mondo “buono e giusto”.

“Un paese meridionale” è la sua ambientazione e nell’epilogo appare un’isola che sprofonda. Che sia anche questa volta la Sicilia?

La Sicilia con le sue creature fantastiche, i suoi diavoli e i suoi santi, vulcani e donne mostruose, gli esseri dai poteri speciali, le creature notturne.

Il maestro del genere fantastico E. T. A Hoffmann scriveva:

“Tutto ciò che vi è di terribile e di pauroso in quello che dici ha origini nel tuo intimo: il mondo esterno ha ben poca parte”

Trovo affascinante l’ambientazione isolana e i rimandi. Mi chiedo: è l’isola punto di partenza o l’intimità di questi scrittori che l’isola l’hanno dentro?

Ai posteri, spero siciliani, l’ardua sentenza!

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