I Pupi di Surfaro a Roma. Ed è subito “Nu Combat Folk”


È  la voce del poeta che grida dalle viscere della terra, dalle solfatare ubicate nel cuore della Sicilia: «Vi purtavu la virità, pigliativilla!». È la chiamata alle armi per combattere una guerra quotidiana che non arretra e non si arresta contro tutte le ingiustizie del mondo.

Inizia il concerto e subito una deflagrazione di poesia e musica si espande nell’Auditorium Parco della Musica di Roma. A infiammare gli animi, solo tre uomini, tre veri artisti: Totò Nocera, Pietro Amico e Salvo Coppola, ovvero i Pupi di Surfaro.

Lanciano bombe i Pupi di Surfaro, perché bombe sono le parole degli uomini oppressi, rimasti senza voce, le parole degli ultimi, dei reietti, dei rifiutati. Sono bombe le parole potenti, forti, coraggiose e dirompenti degli onesti, degli arrabbiati. Ci sono le radici, le tradizioni, Pirandello, Ciàula e la luna in quelle parole.

Nella voce di Totò Nocera vibra un dolore universale e antico. È il dolore represso e inespresso dei siciliani perbene che, stanchi di vedere la loro dignità mortificata, alzano la testa, rifiutano il sistema e si ribellano. È l’identità isolana, forte e orgogliosa, che non soggiace agli stereotipi, né si adegua al rassegnato e insopportabile ciclo dei vinti.

Sono bombe le parole, perché, da perfetti pacifisti, ci dobbiamo difendere con quelle che sono le nostre armi: le nostre parole, la nostra musica, la nostra presenza in un territorio che ha bisogno di essere scosso.

I Pupi di Surfaro raccolgono i pezzi di un’umanità dispersa, che, nelle contaminazioni musicali del “Nu Combat Folk”, ritrova l’armonia.Il pubblico romano ne rimane folgorato, si arricria, si esalta, comprende il messaggio. E il dialetto diventa magicamente comprensibile.

la Sperimentazione

I testi, rigorosamente in siciliano, non rappresentano un limite. Riflettono, piuttosto, un’esigenza vera, urgente e necessaria: «Noi usiamo il dialetto siciliano», spiega Totò Nocera (vedi videointervista), «perché riesce ad esprimere i sentimenti profondi, le emozioni forti. Ma non è solo dialetto. Ci piace mischiare il dialetto, la lingua italiana e le lingue straniere».

Sperimentazione è, infatti, la parola chiave che contraddistingue il progetto musicale dei Pupi di Surfaro. «Noi partiamo dal folk», continua ‘u Pueta, «La sperimentazione è voglia di inventare qualcosa di nuovo, partendo dalla storia, dalla tradizione, dalla cultura della nostra terra, riproponendola in una nuova veste, trovando un linguaggio attuale che possa arrivare ai giovani».

L’impegno sociale, storico e politico è sempre stato imprescindibile nel percorso artistico della band.

È quello che abbiamo voluto ereditare dalla cultura popolare. Cerchiamo di interpretare il nostro tempo. Siamo sempre presenti, quando si tratta di portare avanti battaglie per la difesa dei diritti umani.

La band siciliana è approdata a Roma, dopo aver collezionato una serie di premi prestigiosi che ne attestano il successo trasversale. Nel 2010 partecipano all’XI Festival della Nuova Canzone Siciliana. Vengono subito apprezzati dal pubblico e dagli addetti ai lavori. Aprono i concerti dei Modena City Ramblers in Sicilia.

i Premi

Nel 2013 sono semifinalisti a “Musicultura”.  Con “Cantu d’amuri” vincono il premio “Musica contro le Mafie”. Sono selezionati al “Premio Tenco 2014”. Nel giugno 2016 producono, con Aldo Giordano, il nuovo singolo “Li me’ paroli”.

Nel 2016 vincono a Cagliari il “Premio Andrea Parodi”, sono finalisti del “Premio Fabrizio De Andrè” all’Auditorium Parco della Musica di Roma, vincono Premio Assoluto “Band of the Year” e “Premio della Critica” al Tour Music Fest nella finale internazionale tenutasi al Piper Club di Roma, davanti alla giuria presieduta da Mogol. L’anno si conclude con l’uscita del nuovo disco Nemo Profeta.

Nel  luglio del 2018 vincono il Premio “Voci per la libertà” di Amnesty International con il brano ‘Gnanzou, che narra del tragico viaggio che un migrante deve affrontare per approdare in un porto sicuro. I Pupi di Surfaro stanno lavorando al prossimo disco, che dovrebbe uscire in primavera.

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