Salute e malattia


La profezia letteraria dell’Otto/Novecento

Tzvetan Torodov, filosofo e saggista bulgaro, naturalizzato francese, scriveva in un prezioso volumetto dal titolo La letteratura in pericolo, pubblicato da Garzanti, che

essendo oggetto della letteratura la stessa condizione umana, chi la legge e la comprende non diventerà un esperto di analisi letteraria, ma un conoscitore dell’essere umano

Tzvetan Torodov, La letteratura in pericolo – GARZANTI

La letteratura non è una setta riservata a sparuti adepti. Essa è fonte inesauribile di verità, accessibili non solo agli accademici e professionisti delle Lettere, ma a quanti sono disposti a scoprire, tra le più diversificate pagine che la compongono, l’essenza di se stessi, la trama umana che lega indissolubilmente l’uomo odierno ai suoi simili di ogni tempo.

Sani e malati in Italo Svevo: chi sono e come agiscono

Partendo da tale premessa, che mi è parsa imprescindibile, vorrei soffermarmi, in questa occasione, sulla contrapposizione tra due termini cruciali nella poetica di uno degli scrittori, a mio avviso, maggiormente profetici del ‘900, Aron Ettore Schmitz, meglio conosciuto come Italo Svevo.

Le parole in questione sono sani e malati. A quali concetti ci rimandano oggi? Forse nulla che vada oltre a una constatazione medica circa lo stato di salute di ciascuno. Nel ciclo composto dai tre romanzi sveviani, Una vita, Senilità, La coscienza di Zeno, i quali, insieme, danno origine a un unico grande romanzo di evoluzione psicologica, l’autore riprende un concetto caro al filosofo Arthur Schopenhauer: quello della voluntas.

La coscienza di Zeno | Salute e malattia | Libri | CoseNostreNews.it

Si tratta di una forza cieca della natura, un’energia vitalistica, che agisce nell’individuo in modo irrazionale, determinando una volontà di vivere, volta a saziare, apparentemente, gli appetiti più voraci, privando, in realtà, l’uomo di una libertà autentica. Non è più egli a desiderare, ma essa a desiderare per lui.

All’antitesi semantica tra lottatori e contemplatori, sostenuta dal filosofo tedesco, Svevo sostituisce la contrapposizione tra i sani, coloro che inseguono i dogmi che la volontà di vivere impone loro, e quindi mangiano, bevono, si riproducono e assicurano la prosecuzione della specie, e i malati, quanti si sottraggono a questo flusso incessante. Questi ultimi non riescono a godere dei beni che la vita offre loro. Si chiudono in se stessi, nel loro sentirsi inesorabilmente al di fuori del ciclo vitale, espulsi dai dictat quotidiani, consapevoli della propria inettitudine.

Per citare una lettura critica di Senilità, a cura del Prof. Giuseppe Langella, i cosiddetti malati sono come “un frutto appassito senza maturare”.

Ma è proprio in virtù della consapevolezza dei malati che si compie il ribaltarsi della situazione.

Il rovesciamento delle parti

I sani, i quali si erano illusi di essere artefici del proprio destino, si scoprono marionette. Ieri si credevano invincibili, oggi si ritrovano del tutto impreparati ai cambiamenti, vulnerabili. Catapultati in una serie di circostanze che sconoscono, a loro non resta che l’incapacità di adattarsi al di fuori della propria bolla di illusorio comfort.

I malati, invece, sottrattisi da tempo al logoramento dell’esistenza, riescono a sopravvivere, trovando un’ancora di salvezza. Non nella precarietà del mondo esterno, ma nell’intimo della propria coscienza. Ecco che i sani diventano malati, i malati, sani.

Chiariamo che l’inettitudine non è intesa come malattia negativa, ma come condizione privilegiata, che sola può difendere la vita, attraverso una piena contezza dei propri limiti e mediante il rifiuto delle alienazioni, prima fra tutte quella economica. L’uomo deve ammettere di non essere infallibile, accettare l’implosione della teoria antropocentrica e riconoscere a sé stesso che la sola fragilità può salvarlo dal funesto delirio di onnipotenza.

E’ inevitabile scorgere in questo spaccato letterario un rimando alla situazione odierna. L’ossessiva ricerca dell’utile ha reso inutile la vita stessa. La corsa frenetica al soddisfacimento dei nostri bisogni ci ha resi macchine valutabili in base a un profitto. Abbiamo perso di vista le priorità dell’esistenza. Mentre ci credevamo potenti, la logica utilitaristica si avviluppava dentro di noi, trasformandoci in creature apparentemente sane e forti, ma estremamente fragili dentro.

La cappa dell’inanità ci ha ammorbato a lungo pericolosamente. Doveva fare il suo ingresso un virus invisibile perché venisse spazzata prepotentemente, mostrandoci i cocci di ciò che eravamo diventati. Accanto al rovesciamento tra sani e malati, siede, allora, di diritto, quello del progresso che si scopre regresso. Delle radici, dello spirito, dell’intelletto.

Il progresso/regresso in Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi | Salute e Malattia | Libri | CoseNostreNews,it

Nella Palinodia al marchese Gino Capponi, come sapientemente riportato dal Prof. Nuccio Ordine nel suo saggio L’utilità dell’inutile, edito da Bompiani, il poeta recanatese Giacomo Leopardi denuncia un utilitarismo collegato a un’errata idea di progresso, sempre più esaltato sulle colonne dei giornali.

A tal proposito, Ordine ricorda anche alcuni versi della Ginestra:

Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E procedere il chiami. (…)

Questo canto sembrerebbe scritto oggi, se non conoscessimo la sua datazione, ovvero il 1836.

Zeno Cosini: l’autoanalisi si fa profezia tra salute e malattia

Vorrei concludere questa riflessione con un piccolo estratto dal capitolo finale de La coscienza di Zeno, che trovo straordinariamente profetico e massimamente indicato a dare il senso di questo mio contributo:

La vita attuale è inquinata alle radici. L’uomo si è messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l’aria, ha impedito il libero spazio. Può avvenire di peggio. Il triste e attivo animale potrebbe scoprire e mettere al proprio servizio delle altre forze. V’è una minaccia di questo genere in aria. Ne seguirà una grande ricchezza…nel numero degli uomini. Ogni metro quadrato sarà occupato da un uomo. Chi ci guarirà dalla mancanza di aria e di spazio? Solamente al pensarci soffoco! (…) Forse attraverso una catastrofe inaudita ritorneremo alla salute.

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