Massimiliano Perrella, il viaggio di una vita


“Narrami, O Musa, dell’eroe ricco di astuzia che tanto vagò.
Di molti uomini conobbe i pensieri, molti dolori patì sul mare nell’animo suo, per acquistare a sé la vita…”

L’Odissea è da sempre metafora del viaggio, del ritorno e della vita stessa. Odisseo, il suo protagonista, incarna da sempre l’uomo occidentale di tutti i tempi le cui parole d’ordine sono viaggio e conoscenza e per ultimo approdo e ritorno.

O forse lo incarnava?

Sì, perché l’Occidente e il suo “incardinamento” sociale ci costringe a restare appesi a ruoli sociali stantii e privi di senso. I nostri obiettivi e i nostri desideri sembrano svuotarsi, noi stessi sembriamo svuotarci e riempirci come contenitori in attesa di nuovi liquidi che non coincidono mai, o quasi, con linfa vitale.
E ci troviamo sempre a dover fare i conti con una società che ci vuole veloci, al passo, inquadrati.

Come se a decidere non fossimo noi ma la società stessa.

Lanciamo minacciosi imperativi categorici che quasi mai seguiremo perché paralizzati dall’ignoto, dalla paura. “Mollare tutto e partire”. Quante volte ce lo siamo detto, quante altre lo abbiamo urlato.

Massimiliano Perrella

Ho conosciuto, davanti a un bicchiere di vino, un ragazzo che quel minaccioso imperativo non lo ha solo pronunciato. Massimiliano Perrella, ha 36 anni e nella vita fa il viaggiatore. Parte da Termoli il suo viaggio, luogo in cui è nato e luogo a cui ritorna solo per ripartire.

Mi racconta di sé, della sua vita di un tempo: laureato, direttore di un centro commerciale con un contratto a tempo indeterminato, camicia e cravatta.
Ma è di insoddisfazione che subito dopo parliamo, proprio di quella lavorativa, che poi coincide, volente o nolente, con l’insoddisfazione di un’intera vita, e con il desiderio di molti.

Un bel giorno questo quadro fatto di doveri e scrivanie vuote, pranzi veloci e noia sociale si stanca di stare appeso e allora si schianta al suolo.
Non ci sta ad accantonare i propri desideri per un lavoro sicuro ma l’animo spento.

Vende tutto. Tranne la sua moto e con lei decide di partire alla volta dell’Australia. Il suo viaggio dura sei anni e lo vede far tappa per ben 36 Paesi. E il viaggio, il suo, diventa rinascita, trasformazione.

È una conversazione bellissima quella che affrontiamo e via via che mi racconta i posti in cui è stato riesco a vedere volti di gente che non ho mai conosciuto. Sono tutti dentro ai suoi occhi come il bambino che in Turchia gli ha donato una noce e che lui  porta sempre con sé, insieme alla positività.

Mi dice di tutta la gente conosciuta e di tutte le volte che, perduto, ha trovato mutuo aiuto da persone spinte solo da disinteressata generosità, ed il mondo mi appare attraverso i suoi occhi un posto non poi così ostile.
Torna sempre indietro Massimiliano, ma solo per prendere la rincorsa verso un’altra avventura chiamata Africa.

Non è l’approdo. Itaca per lui è come se non esistesse, è il viaggio ciò che conta e il benessere che questo arreca il suo unico obiettivo. Di questo ritrovato e ricercato benessere potete leggerne nelle pagine diventate libro, Uno spostato su due ruote.
Itaca in fondo è per lui il punto di partenza e la tiene con sé, come la noce, nella sua mente ma non precipita il suo viaggio. È proprio Itaca ad avergli donato il viaggio.

A me non resta che augurare a questo “spostato” che il suo viaggio duri molti anni e che vecchio possa attraccare ricco di tutto ciò che ha guadagnato sulla strada percorsa.
E se un giorno dovesse ritrovare la sua Itaca povera, sarà di certo già reduce così saggio ed esperto da capire che è ancora tempo di una nuova avventura.

Clicca qui per leggere le avventure di Massimiliano 🙂 

 

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