“Ti amo da morire, la prevenzione”: a Catania una conferenza-evento oltre il 25 novembre


Casale dell'Arte - “Ti amo da morire, la prevenzione”: a Catania una conferenza-evento oltre il 25 novembre

“Ti amo da morire, la prevenzione”: a Catania una conferenza-evento contro il femminicidio fuori dal 25 novembre

Parlare di femminicidio non può ridursi a una sola giornata. Da questa consapevolezza nasce a Catania la seconda edizione di “Ti amo da morire, la prevenzione”, conferenza-evento dedicata alla lotta contro il femminicidio e la violenza di genere, volutamente organizzata dopo la data simbolo del 25 novembre, per ribadire che la prevenzione deve essere quotidiana, culturale e strutturale.

Le “camicie rosse del perdono”: un gesto simbolico contro la violenza

A chiudere la serata sono state le “camicie rosse del perdono”, uno dei momenti più forti e suggestivi dell’evento.

Uomini di età diverse, giovani e meno giovani, hanno sfilato indossando camicie rosse e pantaloni neri, rispondendo all’invito della direttrice artistica Liliana Nigro: una camminata simbolica per chiedere perdono a nome di quegli uomini che la violenza l’hanno agita, fino all’estremo del femminicidio.

Ad aprire questo corteo ideale, la testimonianza di Vera Squatrito, madre di Giordana, uccisa dal suo ex compagno nel 2013 a soli vent’anni. La sua presenza ha reso il momento ancora più intenso, ricordando che dietro ogni caso di cronaca ci sono nomi, volti, biografie spezzate e famiglie segnate per sempre.

“Ti amo da morire, la prevenzione”: un momento della sfilata del perdono. Liliana Nigro direzione artistica

“Ti amo da morire, la prevenzione”: oltre la retorica, un confronto concreto

La conferenza-evento “Ti amo da morire, la prevenzione” ha riunito voci diverse ma complementari: operatori della giustizia, esponenti del terzo settore, professionisti, rappresentanti istituzionali, realtà associative.

L’obiettivo: trasformare lo slogan in azione concreta, mantenendo alta l’attenzione sul tema fuori dalla ritualità del 25 novembre e rimettendo al centro la parola chiave dell’iniziativa: prevenzione.

Durante il confronto sono emersi alcuni punti fermi:

  • Non bisogna assuefarsi alla violenza: i femminicidi non sono “casi isolati”, ma l’esito estremo di una cultura ancora intrisa di sessismo e disparità.
  • Le donne saranno veramente libere solo quando avranno pieno potere su se stesse, sulle proprie scelte, sul proprio corpo e sul proprio futuro.
  • Come ha ricordato Vera Squatrito, “lo Stato deve occuparsi degli orfani di femminicidio più di quanto faccia per gli assassini”, un richiamo forte a politiche pubbliche più attente, continuative e strutturate.

Questi messaggi rendono “Ti amo da morire, la prevenzione” non solo un titolo evocativo, ma un programma di lavoro che chiama in causa istituzioni, scuola, famiglie, media e mondo della formazione.

Un evento tra impegno civile, spettacolo e nuova cittadinanza attiva

La serata, ospitata al Casale dell’arte di Catania, è stata anche l’occasione per presentare la neonata associazione “Fuori di testa”, presieduta dall’imprenditrice Gabriela Scibilia, che ha aperto le porte a un’iniziativa ad alto valore sociale e simbolico.

Non sono mancati i momenti artistici, grazie alle esibizioni dei ballerini di “Fuego latino”, diretti da Mirco Stefio, che hanno contribuito a rendere l’evento un vero e proprio contenitore culturale: non solo parole e dati, ma corpi, gesti, arte e partecipazione.

Relatori e istituzioni: una rete contro il femminicidio

Moderati dal giornalista Daniele Lo Porto, sono intervenuti come relatori:

  • Antonio Oliveri, presidente di Eris ETS, ente di formazione impegnato sul territorio anche in percorsi di educazione e sensibilizzazione;
  • Marisa Scavo, già procuratrice della Repubblica a capo del pool sui reati contro le fasce deboli, voce storica nella lotta alla violenza sulle donne;
  • Claudia Nolis, della cooperativa sociale “Integra” di Mascalucia;
  • Roberta Lentini, dell’associazione “Airone” onlus di S. Agata li Battiati;
  • Paolo Giansiracusa, docente e critico d’arte;
  • Vincenzo Di Natale, psicologo e formatore;
  • Emanuela Avola, presidente del “Movimento Donna”.

Hanno portato i loro saluti istituzionali:

  • Sebastiano Anastasi, presidente del Consiglio comunale di Catania;
  • Serena Spoto, assessora comunale ai Servizi sociali e alla Famiglia.

La presenza congiunta di istituzioni, terzo settore, mondo della formazione e società civile conferma la necessità di una rete stabile, capace di mettere in dialogo competenze giuridiche, psicologiche, sociali e culturali.

Perché parlare di prevenzione tutto l’anno

La scelta di organizzare “Ti amo da morire, la prevenzione” fuori dalla data del 25 novembre è un messaggio chiaro:
la violenza di genere non è un tema stagionale, ma una questione strutturale che richiede continuità, progettualità e responsabilità collettiva.

L’evento di Catania dimostra che è possibile costruire spazi di confronto in cui la memoria delle vittime – come Giordana – non sia solo commemorazione, ma motore di cambiamento, tutela per le donne che chiedono aiuto e attenzione concreta per gli orfani di femminicidio, troppo spesso invisibili nel dibattito pubblico.

In questa prospettiva, “Ti amo da morire, la prevenzione” si configura come un tassello importante in un percorso più ampio, che passa dall’educazione sentimentale nelle scuole, dal potenziamento dei centri antiviolenza, dal sostegno alle donne economicamente dipendenti, fino alle politiche pubbliche pensate a misura di chi la violenza la subisce, non di chi la compie.

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Anna Mazzeo

Giornalista pubblicista. Scrivo di libri che pochi leggono, spettacoli a cui pochi partecipano e problemi che troppi ignorano. Sono consapevole che, dove finisce la cultura, inizia il disagio. Più che dare risposte, preferisco fare domande.

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