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Dialetto o lingua? Komu vulissi skriviri n’sicilianu…

“Come vorrei scrivere in siciliano”

Quello che più di ogni altra cosa caratterizza ed identifica un popolo, oltre alle tradizioni, gli usi e i costumi, è il proprio modo di comunicare e relazionarsi. In altre parole la propria lingua. Per questo motivo, un popolo può reputarsi vivo sino a quando il proprio idioma viene parlato.
Anche quando ci si trova lontano dalla Sicilia, la lingua siciliana non perde (per fortuna, ndr)il suo uso. Così l’idioma natio mantiene vivo il legame con la madrepatria. C’è nel popolo siciliano la consapevolezza di essere orgogliosi testimoni di una cultura millenaria.
Il siciliano ha propri suoni, ben identificabili, come: tr, str, gn, sk-sch, ch, sg-sgh, dd, ng,zz, neg… è una lingua che è riuscita a graficizzarli con segni particolari. 

Lo stesso Sciascia con “Occhi di Capra” scrisse che il suo cognome lo si trovava registrato negli archivi parrocchiali del XIX secolo come Xaxa, proprio per un’esigenza fonetica.
Tra i segni, c’è la “K” che sostituisce la “c dura” di casa, della “cq” di acqua, della “ch” dura o della q di quattru (quattro, ndr).

Le lettere utilizzate sono ben 27, da escludere c’è la “h”, che ormai è usata solo nelle esclamazioni: oh, ahi…Quindi si contano sedici consonanti: b, k, d, dd, f,g, l, m,n, p, r, s, t, v, z, zz. Cinque vocali: a, e, i, o, u, e, altri 5 sono gruppi semi-vocalici o semiconsonanici: c, ch, x, gh, j) e la loro pronuncia comprende il suono “i”, X (sc)…


Infine una curiosità: per caso, cercando su Google, si può trovare anche il traduttore della lingua siciliana. Eccolo Qui

Serena Marotta

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